Il merletto di Burano è uno dei più rinomati merletti al mondo, di tradizione plurisecolare e specifico dell'isola di Burano, nella laguna di Venezia, ove ha sede un celebre museo del merletto. Anche all’interno delle nostre attività c’è un corso per tale arte condotto dalla signora Rosetta Annostini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

a cura di Giancarlo Vianello

Merletto di Burano

 

La storia del merletto della piccola isola Burano si perde nella notte dei tempi ed è legata a congetture o leggende. Per alcuni la tipica lavorazione buranella sarebbe connessa alla tradizione marinaresca degli abitanti della piccola isola, legati alla pesca e di conseguenza alla fabbricazione e alla riparazione in loco delle reti.
Le prime testimonianze della fioritura del commercio di merletti veneziani risalgono alla fine del XV secolo, accompagnate e seguite da un vero e proprio boom editoriale in Europa ed in Italia - specialmente a Venezia - che vide la pubblicazione di centinaia di libri, detti modellari, di disegni per merletti e ricami, ideati dai maggiori incisori e tipografi del tempo.
Una forte spinta alla diffusione di questo tipo di artigianato venne dato dalla dogaressa Morosina Morosini, che alla fine del XVI secolo creò un laboratorio a Venezia, nel quale trovarono impiego 130 merlettaie. Alla sua morte il laboratorio venne chiuso, ma l'arte del merletto continuò ad essere coltivata. Vista la forte richiesta, si studiò di organizzare la produzione e la commercializzazione del merletto veneziano: la Corporazione dei Merciai se ne assunse la prerogativa, organizzando il lavoro nelle case, negli orfanotrofi, nei conventi, negli ospizi, nelle isole, divenendo così nel secolo XVII (epoca del boom del merletto in Europa) una delle corporazioni più ricche di Venezia.
Col passare degli anni il merletto di Burano acquisì fama internazionale. Merce rara e preziosa, entrò a far parte del corredo di varie famiglie europee di primaria importanza: all'incoronazione di Riccardo III d'Inghilterra (22 giugno 1483) la regina Anna indossò un ricco mantello ornato di merletti di Burano; allo stesso modo acquistarono merletti vari membri della famiglia Tudor, Caterina de' Medici, Bianca Cappello e diversi altri ancora. Proprio per opera di Caterina de' Medici e - in anni successivi - del ministro Colbert, alcune merlettaie si trasferirono in Francia: in pochi anni, le merlettaie buranelle divennero oltre 200, insegnando la loro arte alle colleghe francesi: il giorno della sua incoronazione (14 maggio 1643) Luigi XIV indossò un collare di merletto opera delle merlettaie buranelle, che avevano impiegato due anni per terminarlo.
Nel 1665 il punto in aria - tipico della lavorazione di Burano - divenne point de France, iniziando così una fortissima concorrenza col prodotto di Burano. A questo si aggiunsero dei pesanti dazi all'importazione, che pur causando dei danni commerciali non impedirono al merletto di Burano di prosperare: agli inizi del Settecento nel laboratorio veneziano "Ranieri e Gabrielli" trovavano impiego circa 600 merlettaie. Ma la fine della Repubblica di Venezia (1797) coincise con l'inizio di una lenta crisi: la produzione del merletto divenne un'attività esclusivamente familiare, e il numero di merlettaie iniziò a decadere, fino a far correre il rischio di esaurire questa tipica produzione plurisecolare.

Da Wikipedia

 

 

 
L'immagine a destra è la ricostruzione a merletto della figura originale ad olio (a sinistra).

 

A Rosetta e alle mie compagne.

Certo che sembra impossibile realizzare un così bel merletto usando solo ago e filo.
Ci vuole sicuramente una grande abilità e pazienza.
Eppure mi piacerebbe tanto saperlo fare!
Ma sì, mi metto in gioco e ci provo.
La maestra, Rosetta, è sicura che ci riuscirò, io un po’ meno.
Pian piano, con le sue lezioni, riesco a vedere il motivo che, proprio io, sto “dipingendo” con ago e filo.
“Il bordo mi è venuto un po’ irregolare e grossetto, taglio o rifaccio?” Ma il consiglio di Rosetta arriva rassicurante: “Un colpetto di disial e poi c’è il rilievo che copre tutto. Va avanti così”.
Ed ecco, alla fine del corso il grande momento, staccare il ricamo dal disegno guida.
Come tutte le allieve, il mio timore è che si sfili tutto, dato che i punti non cuciono il disegno base, ma sono “per aria”.
Incredibile, in mano ho i petali del mio primo fiore, forse non sono perfetti, ma che soddisfazione!
. . . . .
A questo sono seguiti molti altri lavori con la guida e i suggerimenti di Rosetta, la nostra insegnante. Cosa me ne faccio? Li tengo per me o li regalo a persone sensibili che capiscono quanta pazienza sia racchiusa in un lavoro che, anche se piccolo, è realizzato con migliaia di minuscoli punti.
E poi c’è il gruppo! È bello prendersi un po’ di tempo per se stessi, condividere una passione e la gioia di fare un lavoro antico e forse non adeguatamente apprezzato.

Manuela Baita

 

 
     
Ancora due opere delle corsiste realizzate al merletto